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Il tinello dell’influencer

4 Aprile 2020 by costanza 1 Comment

Il mio pessimismo cosmico mi impedisce di credere che questa esperienza ci renderà migliori. E sui social la situazione è lo specchio di ciò che accade nella società, solo più amplificato.

Quando parlo di social intendo solo Twitter e Instagram, perché la cosa positiva di questo periodo è che ho ridotto le dosi di social e aumentato quelle di letture scelte da me alle mie condizioni e soprattutto ai miei tempi di lettura (non alle dirette social). Ho applicato il metodo Marie Kondo ai social invece che al mio guardaroba, tra l’altro inesistente o meglio deprimente.

Qualche esempio che mi ha portato a scremare ancora di più? Innanzi tutto la tristezza degli influencer che sfornano dirette a ogni ora del giorno e della notte, spesso accoppiati ad altri loro degni compari, a spiegarci dal tinello di casa loro (e quando il tinello dell’influencer è più squallido di casa tua, chiediti perché devi guardarlo) come farti la pulizia del viso, perché leggere un romanzo e perché il loro punto di vista sul mondo è più giusto del tuo (la superiorità morale è qualcosa che ultimamente tira molto, soprattutto in chi si vuole candidare in politica, ma non solo, anche in chi ti vuole vendere la crema anticellulite sigh!).

E la cosa che mi intristisce ancora di più è la narrazione di quanto la loro vita sia stata avventurosa prima della quarantena. La quarantena è una grande livella e ha rivelato a noi ‘non influencer’ che se non si sale e scende di continuo da un aereo (low cost), diretti verso qualche missione impossibile (riunioni al vertice con altri influencer dall’altra parte del mondo), non si ha nulla di interessante da raccontare: le ricette del pane e della pasta le sappiamo fare anche noi, molto meglio.

Altra rivelazione di alcuni profili, prima di cancellarli per tutelare la mia salute mentale, sono le liti tra influencer: se sei mesi fa assistevo inerme alla esaltazione della strategist milanese da poco da parte della sua corte, in megaconvention motivazionali, adesso che ha litigato con tutti, a parte le sue dipendenti, all’improvviso scopro frecciatine che le arrivano da ogni dove. Non che la cosa non mi diverta, essendo da sempre la strategist enormemente cafona, ma mi chiedo come mai fino a poco fa mi dovevo sorbire la sua esaltazione da parte di molti che io seguivo e ora la sua denigrazione, sempre abbastanza velata, perché la strategist ha l’amica avvocato (ma se non la chiami avvocata si incazza) dalla querela facile.

Da twitter, il social che ormai prediligo, ho tolto tutti i virologi grafomani, i giornalisti incontenibili e instancabili (mi chiedo sempre dove trovino il tempo anche di lavorare) e ovviamente ogni forma di vip che di solito rende meglio su instagram, dove la conoscenza della sintassi non è richiesta.

E mi sono trovata a seguire solo autori e scrittori che trovo interessanti, i quali per fortuna scrivono e producono romanzi e dedicano a twitter il minimo sindacale, spesso pensando prima di scrivere un tweet (cosa non banale) e quasi sempre senza dovermi vendere nulla, a parte i loro libri, ma fin qui lo tollero.

Siamo tutti felici di aver ritrovato JK Rowling, che in questa quarantena è ricomparsa e si fa sentire spesso. Ieri ha postato questo tweet che mi fa capire il perché seguo lei e non tutte le altre categorie menzionate sopra.

No quote tweeting, but if you're a 'life coach' who's on here implying people are losers if they aren't learning a new skill/building a brand while on lockdown, maybe stop. People have challenges you know nothing about. Sometimes getting through something is more than enough.

— J.K. Rowling (@jk_rowling) April 3, 2020

Filed Under: web

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