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Le fasi in sequenza

18 Marzo 2020 by costanza Leave a Comment

Bing Covid Tracker

E così la Svizzera ci chiude tutti in casa fino al 19 aprile.

Il governo fa appello alla responsabilità dei cittadini, non come in Italia dove hanno subito messo la sanzione. Peccato però che anche qui in Svizzera i cittadini alla fin fine hanno mille scuse per uscire, per una passeggiata nei boschi (qui imprescindibile) o sul lungolago.

E quindi, come da copione e come sta succedendo in Italia, sono certa che presto anche qui qualcuno si arrabbierà e terrà sotto controllo gli smartphone per monitorare i movimenti.

Nulla di distopico, tranquilli, è per il nostro bene.

Ho seguito la sequenza di quello che è successo in Italia, poi dopo una settimana in Svizzera, poi in Olanda e adesso in queste ore in Inghilterra.

Le fasi sembrano scritte in un copione cadenzato:

  • è solo un’influenza
  • passerà, ma comunque colpisce solo gli anziani
  • non occorre chiudere le scuole, anzi sì
  • è un problema lontano (per noi era in Cina, per tutti gli altri in Italia)
  • non deve arrivare da noi – chiudiamo le frontiere e gli aeroporti
  • dalla mezzanotte tutti fermi!
  • ‘posso uscire per una passeggiata?’
  • mancano i respiratori
  • non usate l’ibuprofene, ma solo paracetamolo!
  • e poi le ragioni del picco: in Svizzera colpa delle feste di carnevale che non si ha avuto il coraggio di cancellare subito, in Austria colpa degli sciatori ammassati a Ischgl e così via in ogni focolaio.

Ripetete le stesse fasi per ogni nazione colpita, e a distanza di circa 7 giorni i quotidiani hanno gli stessi titoli. Un’organizzazione perfetta.

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Micromondi social

16 Marzo 2020 by costanza Leave a Comment

Guardo le stories delle influencer che mettono in ordine gli armadi o mi spiegano come fare yoga in casa… e mi annoio a morte

Sul Corriere di oggi Aldo Grasso analizza il fatto che tutte le tv italiane hanno bloccato i palinsesti, ufficialmente per sicurezza nei confronti dei lavoratori etc etc, in realtà perché non sono remunerativi. In periodo di quarantena è vero che la gente da casa guarda più tv, ma è altrettanto vero che una marea di gente si riversa nei social e si intrattiene in una sorta di reality show personale.

Sono d’accordissimo su questa analisi e se guardo al mio micromondo, vado oltre: non solo la tv è sullo sfondo e la guardo solo per le notizie e approfondimenti, ma anche i social ‘ufficiali’ ormai sono sullo sfondo perché sono diventata influencer di me stessa (e così stanno facendo molti).

Mi spiego o tento di farlo: la mia rete di contatti, via whatsapp, telefonica con le generazioni precedenti alla mia, house party (oggi lo provo con le mie amiche sparse), è talmente ricca in queste ore di quarantena e mi dà talmente tanti spunti, conversazioni, contenuti che guardo le stories delle influencer che mettono in ordine gli armadi o mi spiegano come fare yoga in casa… e mi annoio a morte.

Stamattina appena sveglia ho seguito una diretta della solita influencer che critico spesso, e ho sentito delle banalità e cose sentite e risentite che dopo 20 secondi ho spento. Era con la solita ‘esperta di 30 anni’, senza molta esperienza di vita, ma dotata di tanta sicurezza in se stessa, e hanno dato consigli e spiegazioni sul coronavirus triti e ritriti, convinte che il mondo dei social abbia bisogno di loro per interpretare la realtà che è sotto gli occhi di tutti, anzi, per alcuni purtroppo proprio vicinissima. E alla fine vogliono comunque vendermi qualche corso.

Capito cosa intendo? I social stanno mutando profondamente in questi giorni, e per me questa è una vera e propria scoperta: li uso io con la rete di amicizie mie senza bisogno degli influencer che mi preconfezionano i contenuti e tentano di intrattenermi. La mia vita e quella del mondo intero è cambiata, ho tanto tempo a disposizione, e ci tengo a passarlo con le persone a me care.

E’ un po’ come quando dalla tv generalista si è passati a quella tematica e on demand. Dai social generalisti con personaggi più o meno improbabili a dettare l’agenda degli hashtag e dei filtri da usare, all’improvviso ce ne siamo riappropriati noi utenti creandoci il nostro micromondo finalmente interessante e fatto su misura per noi.

Era quello che sentivo da tempo, ma non capivo.

A livello di comunicazione, dal mio punto di vista, è stata una bella scoperta. E sono curiosa di vedere come evolverà.

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Cambiamenti

15 Marzo 2020 by costanza Leave a Comment

Ormai vado al supermercato ogni tre giorni e in tre giorni sembra passato un secolo: la gente si guarda in cagnesco per evitarsi il più possibile, se non hai la mascherina (che è introvabile quindi mi chiedo dove l’abbiano trovata tutti gli altri) sei malvisto, e non vedi l’ora di salire in auto per lavarti con l’igienizzante che tieni religiosamente e come un rito usi non appena sali in macchina.

La mia percezione del mondo web cambia di giorno in giorno, mentre tutti si commuovono al vedere la gente sui balconi a cantare o applaudire, io mi estranio sempre più e li guardo come fossero bambini che hanno bisogno di sfogarsi, dai, lasciamoli fare. E mi spiace, non ce la faccio a farmi coinvolgere.

Però provo immensa ammirazione per altri che si danno da fare concretamente, come la Ferragni e Fedez che hanno raccolto ben oltre 3 4 miloni di euro e adesso si stanno già approntando 14 posti di rianimazione al San Raffaele, rendiamoci conto, 14 vite salvate grazie a una raccolta fondi in una settimana o poco più. E non mi permetterò più di parlare male della Ferragni, anche se mi divertivo molto.

Poi osservo i vari altri personaggi instagram che invece seguivo prima di tutto questo, magari mi facevo anche prendere dalle loro avventure e adesso mi suscitano non solo pena per il tentativo di attirare l’attenzione, ma anche molto fastidio, soprattutto per il non voler stare zitti, per cui li devo silenziare io non aprendo più instagram. L’influencer che continua a propinarmi i suoi viaggi pseudo-avventurosi sostenendo di essersi messa in quarantena in un’isola esotica, non interessa più, non ha più presa, c’è qualcosa di più importante che sta succedendo qui e ora; i luoghi remoti e desiderabili in tempi normali stridono immensamente con il senso di pericolo che tutti proviamo. Meglio leggere un libro.

A proposito di libri, davvero basta!, per favore. Non siamo bambini da educare, tutti noi chiusi in casa 24 ore al giorno sappiamo come intrattenerci, non abbiamo bisogno di continue sollecitazioni: leggi un libro, leggi un libro. Lo leggiamo se e quando vorremo e soprattutto non dobbiamo condividerlo per forza sui social, la lettura è ancora un’attività individuale e non roviniamocela. E sappiatelo, quando si è sotto stress, non è che ci si riesce molto ad estraniarsi con la letteratura.

E l’entusiasmo dei primi giorni delle famiglie felici che finalmente possono giocare a monopoli e stare insieme tutto il giorno, be’, vi aspettavo al varco e non mi avete delusa: adesso iniziano i primi commenti di sopportazione della famiglia appiccicata. Per fortuna il mio cinismo serve a qualcosa, almeno a me.

Infine una sensazione culturale: da tempo non sentivo più questo senso di appartenenza culturale, da quando qualcuno aveva deciso che le tradizioni e identità nazionali sono sentimenti retrogradi e da abbandonare in nome della globalizzazione culturale. Stiamo facendo un bel passo indietro, che personalmente non vedo in maniera negativa, e ne vedremo delle belle credo quando sarà tutto finito. L’esterofilia anglosassone a tutti i costi, con l’approccio ad esempio di Boris Johnson e ‘l’abituiamoci a perdere i nostri cari’ è incomprensibile nella cultura italiana e mediterranea.

Oggi poi leggo di produzione autarchica, parola già sentita da qualche parte, per quanto riguarda le mascherine. E ci mancherebbe!, se Germania e altri stati ci bloccano le importazioni e noi negli ospedali ne abbiamo bisogno, perché non produrcele da soli? Credo che l’Italia sia perfettamente in grado di produrre un bel po’ di cose, a partire dai ventilatori salvavita che vengono fatti a Bologna.

Credo questo sarà solo il primo passo per il nostro risveglio, dopo la bulimia di importazioni e delocalizzazioni, la politica avrà molto su cui lavorare e gli italiani molto su cui riflettere prima di accettare senza spirito critico ogni cosa imposta dall’estero.

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Cronache domestiche da influencer

13 Marzo 2020 by costanza Leave a Comment

Mai come in questi giorni gli influencer sono produttivi. Ormai conosciamo le loro case nei minimi dettagli, purtroppo, anche i bagni e le camere da letto.

Non che prima non ci avessero risparmiato i particolari più insulsi, ma la possibilità di uscire li faceva spaziare su panorami urbani e tramonti tropicali.

In questi giorni, costretti tra le quattro mura, ci illustrano armadi con abiti di quando erano adolescenti, routine di pulizia quotidiana, la più normale banalità. E, udite udite!, abbiamo scoperto sempre grazie agli influencer che si può lavorare da casa, ma non in pigiama, meglio truccarsi bene e mettersi i tacchi! (non so se l’invito sia rivolto anche ai followers di sesso maschile).

Dopo le banalità viste e sentite sui social negli ultimi giorni, da oggi li silenzierò più che posso e mi immergerò nella lettura di ‘Breve storia della vita privata’, di Bill Bryson, che in questo romanzo del 2010 ci porta nell’esplorazione della sua dimora inglese, un’ex canonica vittoriana situata in uno sperduto villaggio del Norfolk.

Decisamente più interessante della double cleansing o del tutorial sulla ceretta di qualche beauty influencer intervallato da #iorestoacasa… lo abbiamo capito, anche noi, tranquilli, ma non lo ripetiamo come dei pappagalli a chiunque incrociamo virtualmente.

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Quando si ferma tutto

10 Marzo 2020 by costanza Leave a Comment

E come tutti me ne sto in casa, senza potermi muovere liberamente. Qui in Svizzera si segue a ruota quello che succede in Italia, anche se Conte qui non ha giurisdizione e noi ascoltiamo quello che decide Berna.

La mia palestra è chiusa, la piscina ancora no, le scuole sono indecise, l’università da domani fa videolezioni e i supermercati e i ristoranti sono ancora aperti, ma deserti.

Si può circolare liberamente, ma pochi lo fanno se non per le cose fondamentali. Tutto come da copione italiano, con qualche giorno di ritardo su Milano (speriamo non per il diffondersi del virus che per ora è a quota 68 91 contagiati in Ticino).

E quindi metto ordine nella mia casa e nella mia vita, cerco ad esempio di finire i mille libri iniziati contemporaneamente. Un po’ su kindle, altri cartacei.

E soprattutto cerco di portarmi avanti con alcuni corsi online iniziati su masterclass, che per me è una delle migliori piattaforme di e-learning, per qualità e prezzo (piccola nota polemica sul pullulare di corsi in italia, confrontate i costi e la qualità con quelli americani e cambierete idea a regalare soldi inutilmente a chi crea prodotti da vendere senza avere particolari competenze se non saper vendere).

In particolare sto seguendo il corso di creative writing di James Patterson, scusate se è poco, che avevo iniziato tempo fa, ma che finalmente ho trovato l’abbrivio per finirlo (quello che non riesco a fare in questi corsi sono i compiti, seguo con passione i video, ma poi mettermi a fare i compiti regolarmente non ce la faccio).

Masterclass è una delle piattaforme di e-learning che amo di più

Su kindle sto poi leggendo un libro meraviglioso di Elizabeth Gilbert che amo profondamente, dopo averla conosciuta per ‘Il cuore di tutte le cose’. Libro che consiglio sempre a tutte le mie amiche, ma che poi nessuna legge, per cui lo consiglio qui e chissà che possa aprire a qualcuna un mondo nuovo come ha fatto con me.

Ho scoperto la Gilbert non come tutti con ‘Mangia, prega, ama’, bensì con un romanzo totalmente diverso che mi ha fatto compagnia un paio di estati fa. Questo:

Ho tra l’altro iniziato a seguire la Gilbert anche su instagram, (da mesi in giro per il mondo prima in India e adesso in Australia) e la apprezzo sempre di più per la moltitudine di cose da raccontare e per la generosità con cui lo fa, ammettiamo, non sempre gli scrittori riescono a ‘fare sharing’, lei sì.

Dicevo che sto leggendo su kindle un suo altro libro, in realtà lo leggo a spizzichi e bocconi al mattino presto, quando ho finito i quotidiani e mi resta del tempo prima che la casa si svegli, e me lo assaporo ad ogni capitolo.

Si chiama ‘Big Magic’, racconta della creatività e di come coltivarla e non soffocarla dentro di noi se ne vogliamo fare un mestiere, o una passione o entrambi, perché spesso per fortuna le due cose coincidono.

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#milanosiferma

9 Marzo 2020 by costanza Leave a Comment

Corso Italia ai tempi del coronavirus

Oggi si fa sul serio, le dogane sono ufficialmente chiuse, lasciano passare solo i lavoratori frontalieri che hanno il permesso G.  Ed eventuali svizzeri ancora su territorio italiano.

I ticinesi sono invitati a non uscire dal confine. Quindi niente più Esselunga a Como. Da oggi Grancia e Migros.

Qui siamo una settimana indietro rispetto alla Lombardia, stando a quanto dice il medico cantonale nelle sue conferenze stampa quotidiane, per cui mi aspetto che chiudano anche qui le scuole nei prossimi giorni.

Sono ufficialmente chiusa al di qua del confine fino al 3 aprile. (Da che punto guardi il mondo tutto dipende.)

A Milano gli ospedali sono saturi e Sala dopo l’entusiasmo iniziale del #milanononsiferma ha fatto marcia indietro, si è cosparso il capo di cenere per aver organizzato aperitivi solidali in cui Zingaretti si è preso il virus, temo non solo lui, e ha invitato tutti a stare a casa. Il sindaco degli hashtag che sprizzano entusiasmo e ottimismo da tutti i pori, oggi è un po’ meno entusiasta e riesce a vedere con lucidità la situazione:  meglio un aperitivo in meno e qualche vita in più.

Si legge sul Corriere l’ipotesi di usare gli spazi della Fiera come luoghi di degenza temporanei e nel caso anche container.

La situazione è seria, se non l’avevamo ancora capito.

E io rifletto su Milano, sulla sua capacità di resilienza, indubbia, ma anche sulla ottusità di alcuni suoi cittadini che guardano al mondo con la lente deformata del marketing e con il ‘modello influencer’ stampato in fronte da applicare a ogni ambito della vita, anche quello della salute. Milano si deve fermare, perché esistono delle scale di valori: lo spritz arriva dopo la salute di vostra nonna, San Siro decisamente molto dopo il reparto di rianimazione saturo.

E voi studenti fuori sede che guardate a Milano come a un grande parco divertimenti, ridimensionate le vostre aspettative, dobbiamo spegnere le luci per un po’ e remare tutti nella stessa direzione: #stiamoacasa.

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A proposito di niente

8 Marzo 2020 by costanza Leave a Comment

Il prossimo 9 aprile, coronavirus permettendo, mi presenterò di primo mattino in Galleria alla Rizzoli (in alternativa userò amazon), a reclamare la mia copia di ‘A proposito di niente’ il memoir di Woody Allen pubblicato in Italia da La nave di Teseo. (dal 23 marzo disponibile in ebook)

Lo avrei acquistato ugualmente, ma dopo il forfait di Hachette, lo acquisto ancora con più convinzione.

La versione di Woody, cioé la sua biografia, con ovviamente il suo punto di vista su tutta la vicenda oggetto di processo da cui è stato assolto, la voglio leggere. Checché ne dicano tutti coloro che lo vogliono zittire, a partire dal figlio Ronan che accusa Hachette di non aver verificato la veridicità di quanto scritto.

"Il risultato della stupidità alimentata dal fanatismo ideologico è un nuovo rogo di libri, il trionfo della #censura arrogante."@PierluigiBattis sulla cancellazione della pubblicazione di "A proposito di niente" di #WoodyAllen in USA.@Corriere
Continua: https://t.co/LN6xEvd3tx pic.twitter.com/tRZURwrygS

— La nave di Teseo (@lanavediteseoed) March 8, 2020

Tenendo bene a mente che un libro non è un quotidiano, in un libro è ovvio che lo scrittore scrive il suo punto di vista e non quello universalmente accettato, e per questo sono disgustata dalla facilità di censura con cui ormai i libri vanno pubblicati, e quindi letti, solo se rispondono al ‘sentire comune’.

Io la versione di Allen la voglio leggere, oltre che rivedere tutti i suoi film e aspettare quelli futuri. Se glieli faranno scrivere e girare ancora.

Filed Under: libri

La coerenza di #iononguardosanremo

9 Febbraio 2020 by costanza Leave a Comment

l’hashtag che un mese fa ha invaso i social

Non è passato nemmeno un mese da quando gli hashtag #iononguardosanremo e #boycottsanremo hanno invaso instagram e twitter.

Influencer indignate hanno tenuto discorsi solenni nelle loro stories per spiegare perché non bisognava guardare Amadeus e il suo festival maschilista.

Poi Claudia Gerini, Ambra Angiolini e Red Ronnie hanno seguito l’onda e pubblicato post contro Amadeus e il festival invitando a non guardarlo e a boicottarlo.

Poi è iniziato il festival, Fiorello è stato sguinzagliato per disinnescare le polemiche e ha usato l’arma migliore, rimarcando cioè le gaffe pseudomaschiliste di Amadeus per farci ridere, e lo ha fatto nel migliore dei modi. I social sono stati inondati da altri hashtag più dilaganti del povero e reietto #iononguardosanremo che è stato miseramente abbandonato al suo destino.

Rula Jebreal è stata usata non come bella statuina, ma per zittire tutti coloro che si indignavano sull’uso della donna oggetto.

E per rincarare la dose, se già non ci si fosse resi conto che il festival 2020 è stato un successo di ascolti anche sui social sin dal primo giorno, Morandi tutte le sere ha pubblicato una sua foto davanti alla tv sintonizzata su rai1. Gianni Morandi: 1,1 milioni di followers su instagram (2,5 milioni su facebook).

Basta così? Certo che no, se andate a guardare i profili dei più accaniti critici del festival di Amadeus, Claudia Gerini ad esempio, è tutto un post sulle serate: incoraggiamento all’amico Tiziano Ferro, tag ad Amadeus e sua moglie… e Red Ronnie ci spiega la vicenda di Morgan sottolineando come lui la sera lavori tenendo il monitor di un computer perennemente sintonizzato sul festival per seguirlo in diretta.

Cari influencer che pensate di girare i followers come fossero delle trottole, cercate di capire che i social che voi pensate di usare come grandi comunicatori, non sono altro che strumenti di marketing e vince chi investe più danaro, nulla di più. E chi si indigna pubblicamente, nel mondo degli affari, è sempre pronto a fare marcia indietro, o semplicemente a far finta di nulla.

That’s business!

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