
E così la Svizzera ci chiude tutti in casa fino al 19 aprile.
Il governo fa appello alla responsabilità dei cittadini, non come in Italia dove hanno subito messo la sanzione. Peccato però che anche qui in Svizzera i cittadini alla fin fine hanno mille scuse per uscire, per una passeggiata nei boschi (qui imprescindibile) o sul lungolago.
E quindi, come da copione e come sta succedendo in Italia, sono certa che presto anche qui qualcuno si arrabbierà e terrà sotto controllo gli smartphone per monitorare i movimenti.
Nulla di distopico, tranquilli, è per il nostro bene.
Ho seguito la sequenza di quello che è successo in Italia, poi dopo una settimana in Svizzera, poi in Olanda e adesso in queste ore in Inghilterra.
Le fasi sembrano scritte in un copione cadenzato:
- è solo un’influenza
- passerà, ma comunque colpisce solo gli anziani
- non occorre chiudere le scuole, anzi sì
- è un problema lontano (per noi era in Cina, per tutti gli altri in Italia)
- non deve arrivare da noi – chiudiamo le frontiere e gli aeroporti
- dalla mezzanotte tutti fermi!
- ‘posso uscire per una passeggiata?’
- mancano i respiratori
- non usate l’ibuprofene, ma solo paracetamolo!
- e poi le ragioni del picco: in Svizzera colpa delle feste di carnevale che non si ha avuto il coraggio di cancellare subito, in Austria colpa degli sciatori ammassati a Ischgl e così via in ogni focolaio.
Ripetete le stesse fasi per ogni nazione colpita, e a distanza di circa 7 giorni i quotidiani hanno gli stessi titoli. Un’organizzazione perfetta.