
Mi diverto un mondo a scovare nuovi account motivazionali su instagram, nel 2019 si sono assestati dei modelli di business che più o meno possono essere classificati così:
- account di influencer che mi dicono: ‘Ce la puoi fare qualsiasi cosa tu voglia, basta volerlo’. Quindi io in teoria mi illudo di poter fare qualsiasi mestiere solo con la forza di volontà e la grinta. Poi il discorso dell’influencer continua più o meno così: ‘Ah, se però compri il corso a pagamento che ho creato io, hai più possibilità di farcela.’ Se me lo dicevano a 18 anni ci avrei creduto e non avrei studiato, il problema è che i miei figli hanno proprio l’età in cui questi messaggi fanno breccia. E i risultati li vedremo poi.
- account di psicologi/psicoterapeuti che mi esortano: ‘La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita’, ehm no forse quello era Forrest Gump. Comunque, la psicologia da baci perugina imperversa, è instagrammabile soprattutto se tu psicologo ti crei il personaggio e pontifichi da mattina a sera, e se sei donna tra un testo motivazionale e un altro ci metti il capo di abbigliamento sexy e il tacco alto (sponsorizzato).
- account di imprenditori/trici (qui che non posso usare l’asterisco come faccio a essere gender neutral? ah, sì imprenditor* e cambiamo l’italiano che tanto se si può cambiare sesso in un batter d’occhio solo col pensiero, perché non la grammatica?)
- account di coach, questi sono i più divertenti, perché uniscono lo spirito imprenditoriale alla psicologia finanche alla religione o meglio, sono un surrogato di ‘credo religioso’ che va a colmare il vuoto lasciato dalle religioni ormai un po’ démodé. E qui ci si diverte, perché il clou è quando ci sono gli eventi, che riuniscono migliaia di fedeli, scusate di followers, in teatri, palazzetti dello sport e tutti si esaltano con musiche e discorsi motivazionali. E i predicatori, cioè gli influencer, predicano con la retorica preconfezionata dal modello Ted Talk, cioè tutti con lo stampino, basta impararlo e diventi predicatore anche tu.
- poi ci sono gli influencer culturali, quelli che spacciano libri ma non in maniera noiosa, sono frizzanti, carini, intellettuali al punto giusto, ma parlano semplice per non turbare le persone che si ostinano a scrivere qual è con l’apostrofo, e per convincerli a comprare libri. Si fanno fotografare nel caffè con carta da parati dal colore pantone di moda quest’anno, il Living coral (spoiler: nel 2020 sarà… il classic blue, preparatevi a vederlo su ogni foto instagram).
update: (dovete leggere assolutamente questo articolo di Massimiliano Parente sull’argomento book influencers … ). - infine aggiungerei come corollario a questa carrellata i predicatori, o meglio le predicatrici, perché ho calcolato che la maggior parte sono donne: e qui ne avrei da elencarne, ma essendo vigliacca, non vorrei ritrovarmi nel vortice dei flame che sanno innescare quando predicano il rispetto e si impegnano in campagne contro l’odio online, salvo poi sputare veleno su chi osa mettere in discussione il loro pensiero.
Sapete che cos’hanno in comune tutti questi figuri che nascono e crescono con la velocità di un fungo? La VENDITA, tutti ma proprio tutti vogliono vendermi qualcosa: il corso, la dieta, il merchandising, il benessere psicologico, il libro, la felicità… e io che passo tutto il mio tempo libero su instagram, che è un social nato per vendere (come tutti gli altri ovviamente), mi chiedo anche perché in un anno non ho concluso niente della mia vita e ho speso tanto in cazzate?
Forse è il caso di rivedere i miei buoni propositi per il 2020. Immediatamente!