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La selezione della specie

10 Aprile 2020 by costanza Leave a Comment

Mi ricordo un mese fa quanto mi sono scandalizzata nel leggere che in Inghilterra, quando preparavano la popolazione a perdere i propri cari, era uscita la notizia che nelle cure intensive si sarebbe data la precedenza ai pazienti più giovani. Anzi, da una certa età in poi, non ricordo il limite, non sarebbero stati ospedalizzati.

Scandalo!

‘Noi in Italia non lasciamo indietro nessuno.’

Un mese e diecimila morti dopo, noi italiani brava gente veniamo a scoprire come decine, anzi centinaia, di persone anziane sono spirate nelle Rsa di Milano e della Lombardia senza che nessuno alzasse la cornetta e chiamasse il 118, senza che nessuno desse un po’ di ossigeno o una sedazione, senza nemmeno la vicinanza dei figli che fuori non potevano sapere né vedere.

Nel mentre accadeva tutto questo, a colpi di comunicati stampa e cerimonie, si inauguravano in Fiera centinaia di nuovi letti di terapia intensiva.

Una sola domanda: gli anziani nelle case di riposo sono dei cittadini con gli stessi diritti degli altri, o il fatto di risiedere al Pio Albergo Trivulzio toglie loro immediatamente una serie di diritti, tra cui quello all’accesso alle cure?

Solo per saperlo, così non mi scandalizzo più quando scrivono i bravi giornalisti italiani, i virologi e i politici di quanto cinismo ci sia in Inghilterra o in Svezia. E concentro tutto il mio biasimo sull’Italia, dove se sei debole e senza forza di protestare, muori da solo, in un letto, contagiato da un virus che qualcuno ti ha portato, non potendo tu uscire dalla casa di riposo con le tue gambe per andare a prendertelo.

Loro sono rimasti a casa, come avete ordinato, forse era meglio non fossero stati così obbedienti.

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Italia – Svizzera: di confini e coronavirus

10 Aprile 2020 by costanza Leave a Comment

Ci sono molti modi di arrivare. Il migliore è non partire – Ennio Flaiano

Milano – Lugano: 70 km. In tempo di coronavirus per qualche legge fisica la distanza si dilata.

Le frontiere sono chiuse, i confini mentali tra questi due stati si fanno di giorno in giorno più evidenti, senza Schengen poi…

Acquistare un farmaco da banco italiano a Lugano non è contemplato. Ordinarlo dal produttore che dista pochi km di là dal confine, scordatevelo.

Non è un farmaco salvavita, tranquilli, quelli in Svizzera ci sono. Ma da febbraio non varco il confine e la prospettiva è di non poterlo fare fino a maggio.

Chiedo dunque a un’amica di acquistarlo alla sua farmacia nell’hinterland milanese, metterlo in una busta e spedirmelo.

Ma non può uscire dal comune, causa coronavirus, e l’ufficio postale del suo paese non è al momento funzionante.

Idea: ‘Te lo spedisco con corriere. Costa di più, ma in 2 giorni arriva.’

Me lo ha spedito 3 giorni fa, la busta è volata a Brussels, Lipsia e adesso è a Basilea in attesa di essermi consegnata forse oggi. Basilea non è propriamente vicina a Lugano, 264 km sulla A2. Milano invece lo era vicina, più di Brussels e più di Lipsia.

Se fossi potuta andare a Como, in 20 minuti lo avrei avuto. Senza far vagare una scatoletta da pochi grammi in aereo per mezza Europa.

Temo di aver ecceduto con la mia carbon footprint per quest’anno e quelli a venire.

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E’ arrivata

8 Aprile 2020 by costanza Leave a Comment

La grande depressione

La depressione prevista da tutti gli psicoterapeuti online e offline è arrivata. Lo si poteva immaginare.

Dopo i canti dai balconi, l’andrà tutto bene e gli applausi, siamo in fase di stallo, o meglio siamo decisamente di pessimo umore. Non sento più le iniziative pittoresche dai condomini che sono diventati per molti delle prigioni, la gente non ha più voglia di cantare, dipingere arcobaleni ed esporli ai davanzali o inventarsi iniziative di marketing di vario genere.

Non c’è nulla di bello nell’essere costretti a vivere tutti i giorni lo stesso giorno

Le dirette degli influencer su instagram continuano, stancamente, gli account fanno di tutto per tenere le posizioni per il dopo quarantena, ma sia influencers che followers hanno le scatole piene di ‘ste dirette fatte per dire il nulla: sintonizzarmi sui social per vedere la depressione dipinta sul volto della fashion blogger… piuttosto me ne sto nella mia casetta a deprimermi da sola.

Mi chiedo se anche questa sia una fase alla quale seguirà il lento riprenderci la vita. Me lo auguro, non vedo l’ora, sono davvero stufa e non me la sento di tirare fuori il bello di questa quarantena. Non c’è nulla di bello nell’essere costretti a vivere tutti i giorni lo stesso giorno, non mi interessa che posso fare ginnastica in casa, cucinare il pane e godermi l’affetto della famiglia.

Dopo più di un mese di reclusione quello che desidero è che i miei figli si godano la compagnia di qualcuno di più interessante dei loro genitori depressi e perennemente di pessimo umore. E auguro a me di uscire e poter decidere di prendere l’automobile e andare dove mi pare e mi piace.

Oggi va così, sono incazzata con la quarantena, con chi non sa nemmeno quando si potrà uscire, con chi ci dice adesso che le mascherine servono, anzi bisogna indossarle, ma non si preoccupa del fatto che non si trovano da nessuna parte. Sono incazzata con chi se ne è fregato bellamente della residenze per anziani in cui sono morti a centinaia nell’indifferenza di amministratori e politici, o meglio, non nell’indifferenza, ma nell’incompetenza.

E sono incazzata a leggere che in Germania il tasso di letalità è di molto inferiore a quello italiano solo perché i medici sono stati sguinzagliati sul territorio a curare i pazienti rimasti a casa, quelli che in italia sono morti, senza essere nemmeno catalogati come infetti da covid, semplicemente nell’ignoranza della loro esistenza.

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Un appello agli scrittori

27 Marzo 2020 by costanza Leave a Comment

Odio il rumore di fondo, quello che si sta amplificando invece che affievolirsi, come sarebbe naturale, in questo periodo.

Sul web, non parlo volutamente solo di social, è tutto un fiorire di dirette, webinar, monitor a scacchi con più persone che in contemporanea da vari luoghi del mondo si sintonizzano per parlare, parlare, parlare.

Tra tutti quelli che mi sorprendono di più sono gli scrittori, che ho sempre pensato essere tipi introversi e intenti a scrivere nel silenzio della loro stanza. E invece non posso aprire facebook, IG o twitter che vedo annunci di dirette con scrittori su qualsiasi argomento passi loro per la mente.

Perché? Qual è il senso?

Se dobbiamo stare rinchiusi, non è meglio tra un lavoro e l’altro godersi la lettura di un romanzo, saggio o qualsiasi articolo? Perché non dobbiamo mai stare soli? Perché non potete voi, scrittori/influencer (purtroppo li devo mettere nello stesso calderone) stare un po’ zitti? Tra l’altro nonostante l’audience aumenti mettendo a rischio la tenuta delle reti, le pubblicità sono ovviamente crollate, le aziende hanno altro a cui pensare per sopravvivere che pagare facebook o instagram o peggio comprare stories sponsorizzate.

Non potete tutti stare un po’ zitti, così da risparmiare un po’ di banda e lasciarla per i contatti veri tra i propri cari? E il resto del tempo scrivete, che magari a fine quarantena avrete qualcosa da pubblicare. Delle video dirette resterà ben poco.

Grazie

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Quarantena, my way of life

23 Marzo 2020 by costanza 1 Comment

Da quando siamo tutti a casa appassionatamente, la mia vita diurna è divisa in slot da circa 6 minuti l’uno. Il massimo della concentrazione interrupta che mi è concessa. E scrivere in questo modo è decisamente poco produttivo.

Siamo in quattro, più la gatta. Dei figli, uno fa il liceo e frequenta le lezioni online al mattino, il grande frequenta online l’università a orari da università, cioè come capita.

Il consorte si autogestisce, ma noi due siamo da anni abituati a lavorare (rigorosamente in stanze separate) da casa.

I figli si appalesano nella mia stanza a ogni fine lezione, reclamando attenzione o merenda. O il pranzo o la cena, o semplicemente informazioni sul pranzo o sulla cena.

Negli ultimi vent’anni la mia vita in casa è stata studiata, limata, ottimizzata per lavorare al computer al mattino, nel silenzio interrotto solo da qualche mao della micia.

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Huh… imagine that… 🤔

A post shared by Introvert, Dear (@introvertdear) on Mar 24, 2020 at 7:52am PDT

Ma la gatta la si zittisce con una carezza e qualche crocchetta, i figli pretendono un pranzo e una cena completi. Cosa che quando sono in periodo scolastico, almeno per il pranzo sono esentata, per cui potete capire il mio homeworking quanto ne abbia risentito da che le scuole sono chiuse.

Aggiungi a questo che non posso uscire a far la spesa come vorrei, ma ovviamente cerco di andarci ogni 3 o 4 giorni per non rischiare, passo il mio tempo in cucina tra lavastoviglie, tavola e piano cottura.

Quando la palestra è chiusa, ci si arrangia come si può

Nello sconforto di non poter andare in palestra, ho poi scoperto che fare corsi su youtube non è poi male, se poi i corsi sono quelli di aerobica di Jane Fonda (vi ricordate che successo ebbero negli anni 80?) è quasi come guardare una serie su Netflix di quelle trendy, con il plus che è originale e posso prendere anche spunti di moda vintage e fare il paragone tra la mia forma fisica e quella di Jane, che anche a 82 anni è di gran lunga migliore della mia a 50, figuriamoci quarant’anni fa!

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Check on your extroverts. They are not okay.

A post shared by Introvert, Dear (@introvertdear) on Mar 23, 2020 at 4:43pm PDT

Come mi sento in quarantena

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Vietato sorridere

21 Marzo 2020 by costanza Leave a Comment

Ieri sono andata al supermercato, unica uscita negli ultimi 3 giorni della mia vita. Oltre a portare l’immondizia. Per il resto ho fatto davvero tante cose, tutte online o comunque dentro le quattro mura.

Dicevo che sono andata a fare la spesa, e ho trovato l’inevitabile cambiamento rispetto a tre giorni fa: non c’era fila per fortuna, ma mi hanno assegnato una targhetta numerata da consegnare alla cassa e mi hanno invitata, controllando, a disinfettarmi le mani prima di entrare. Ovviamente la mascherina (pagata fior di soldi e riciclata per i prossimi mesi, dal momento che non si trovano. Ho scaricato un modello online, e oggi provo a cucirmene una in completa autarchia).

Dentro, le persone in religioso silenzio facevano la spesa, subito mi sono calata nell’atmosfera, testa bassa, concentrata a comprare prodotti così da non dover tornare al supermercato per qualche giorno. Non si possono fare spesone, per rispetto degli altri, ma inevitabilmente si tenta di acquistare più possibile per non aumentare la possibilità di contagio recandosi in negozio spesso. Per cui tanta farina, ebbene sì, sono io quella che ne fa incetta, per passare il tempo e fare pasta, pane o pizza. E fustigatemi per questo.

Come dicevo, il silenzio regna sovrano nel negozio, la gente non si guarda in faccia, nessuno sorride.

Alla sera poi in tv ho notato un palinsesto fatto solo di film thriller o del terrore. Nessuna commedia.

Netflix e amazon prime per ovvi motivi hanno tolto l’hd dalle loro trasmissioni e temo sarà solo il primo passo, ho tanta paura dell’internet a tempo. Sempre per il nostro bene e per tutelarci. Che fa il paio con le app per controllare gli spostamenti e tracciarci.

Credo siamo giunti alla seconda fase (di quante non so) in cui siamo in down, come diceva Crepet pochi giorni fa sull’Huffington Post.

E oggi mi guardo il cartone più intelligente e premonitore che abbiano mai fatto: Wall-e. Di certo questa volta lo osserverò con uno sguardo diverso.

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Le fasi in sequenza

18 Marzo 2020 by costanza Leave a Comment

Bing Covid Tracker

E così la Svizzera ci chiude tutti in casa fino al 19 aprile.

Il governo fa appello alla responsabilità dei cittadini, non come in Italia dove hanno subito messo la sanzione. Peccato però che anche qui in Svizzera i cittadini alla fin fine hanno mille scuse per uscire, per una passeggiata nei boschi (qui imprescindibile) o sul lungolago.

E quindi, come da copione e come sta succedendo in Italia, sono certa che presto anche qui qualcuno si arrabbierà e terrà sotto controllo gli smartphone per monitorare i movimenti.

Nulla di distopico, tranquilli, è per il nostro bene.

Ho seguito la sequenza di quello che è successo in Italia, poi dopo una settimana in Svizzera, poi in Olanda e adesso in queste ore in Inghilterra.

Le fasi sembrano scritte in un copione cadenzato:

  • è solo un’influenza
  • passerà, ma comunque colpisce solo gli anziani
  • non occorre chiudere le scuole, anzi sì
  • è un problema lontano (per noi era in Cina, per tutti gli altri in Italia)
  • non deve arrivare da noi – chiudiamo le frontiere e gli aeroporti
  • dalla mezzanotte tutti fermi!
  • ‘posso uscire per una passeggiata?’
  • mancano i respiratori
  • non usate l’ibuprofene, ma solo paracetamolo!
  • e poi le ragioni del picco: in Svizzera colpa delle feste di carnevale che non si ha avuto il coraggio di cancellare subito, in Austria colpa degli sciatori ammassati a Ischgl e così via in ogni focolaio.

Ripetete le stesse fasi per ogni nazione colpita, e a distanza di circa 7 giorni i quotidiani hanno gli stessi titoli. Un’organizzazione perfetta.

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Cambiamenti

15 Marzo 2020 by costanza Leave a Comment

Ormai vado al supermercato ogni tre giorni e in tre giorni sembra passato un secolo: la gente si guarda in cagnesco per evitarsi il più possibile, se non hai la mascherina (che è introvabile quindi mi chiedo dove l’abbiano trovata tutti gli altri) sei malvisto, e non vedi l’ora di salire in auto per lavarti con l’igienizzante che tieni religiosamente e come un rito usi non appena sali in macchina.

La mia percezione del mondo web cambia di giorno in giorno, mentre tutti si commuovono al vedere la gente sui balconi a cantare o applaudire, io mi estranio sempre più e li guardo come fossero bambini che hanno bisogno di sfogarsi, dai, lasciamoli fare. E mi spiace, non ce la faccio a farmi coinvolgere.

Però provo immensa ammirazione per altri che si danno da fare concretamente, come la Ferragni e Fedez che hanno raccolto ben oltre 3 4 miloni di euro e adesso si stanno già approntando 14 posti di rianimazione al San Raffaele, rendiamoci conto, 14 vite salvate grazie a una raccolta fondi in una settimana o poco più. E non mi permetterò più di parlare male della Ferragni, anche se mi divertivo molto.

Poi osservo i vari altri personaggi instagram che invece seguivo prima di tutto questo, magari mi facevo anche prendere dalle loro avventure e adesso mi suscitano non solo pena per il tentativo di attirare l’attenzione, ma anche molto fastidio, soprattutto per il non voler stare zitti, per cui li devo silenziare io non aprendo più instagram. L’influencer che continua a propinarmi i suoi viaggi pseudo-avventurosi sostenendo di essersi messa in quarantena in un’isola esotica, non interessa più, non ha più presa, c’è qualcosa di più importante che sta succedendo qui e ora; i luoghi remoti e desiderabili in tempi normali stridono immensamente con il senso di pericolo che tutti proviamo. Meglio leggere un libro.

A proposito di libri, davvero basta!, per favore. Non siamo bambini da educare, tutti noi chiusi in casa 24 ore al giorno sappiamo come intrattenerci, non abbiamo bisogno di continue sollecitazioni: leggi un libro, leggi un libro. Lo leggiamo se e quando vorremo e soprattutto non dobbiamo condividerlo per forza sui social, la lettura è ancora un’attività individuale e non roviniamocela. E sappiatelo, quando si è sotto stress, non è che ci si riesce molto ad estraniarsi con la letteratura.

E l’entusiasmo dei primi giorni delle famiglie felici che finalmente possono giocare a monopoli e stare insieme tutto il giorno, be’, vi aspettavo al varco e non mi avete delusa: adesso iniziano i primi commenti di sopportazione della famiglia appiccicata. Per fortuna il mio cinismo serve a qualcosa, almeno a me.

Infine una sensazione culturale: da tempo non sentivo più questo senso di appartenenza culturale, da quando qualcuno aveva deciso che le tradizioni e identità nazionali sono sentimenti retrogradi e da abbandonare in nome della globalizzazione culturale. Stiamo facendo un bel passo indietro, che personalmente non vedo in maniera negativa, e ne vedremo delle belle credo quando sarà tutto finito. L’esterofilia anglosassone a tutti i costi, con l’approccio ad esempio di Boris Johnson e ‘l’abituiamoci a perdere i nostri cari’ è incomprensibile nella cultura italiana e mediterranea.

Oggi poi leggo di produzione autarchica, parola già sentita da qualche parte, per quanto riguarda le mascherine. E ci mancherebbe!, se Germania e altri stati ci bloccano le importazioni e noi negli ospedali ne abbiamo bisogno, perché non produrcele da soli? Credo che l’Italia sia perfettamente in grado di produrre un bel po’ di cose, a partire dai ventilatori salvavita che vengono fatti a Bologna.

Credo questo sarà solo il primo passo per il nostro risveglio, dopo la bulimia di importazioni e delocalizzazioni, la politica avrà molto su cui lavorare e gli italiani molto su cui riflettere prima di accettare senza spirito critico ogni cosa imposta dall’estero.

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