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Tutto torna

14 Gennaio 2022 by costanza

Che le shitstorm fossero una deriva dei social media lo si sapeva da tempo, che diventassero dei boomerang e colpissero chi ci aveva campato e costruito la propria community, lo abbiamo scoperto da poco.

Lasciando stare fenomeni di annientamento di avversari politici, grazie alle shit storm sui social conosco fior di influencer che hanno cavalcato temi quali gender, patriarcato, emancipazione femminile… scagliandosi contro chiunque si mettesse sulla strada che li separava dal successo.

E ultimamente questa violenza mi aveva molto colpito, perché più alcuni influencer che seguo diventavano violenti nei loro contenuti, più trovavano seguito e qualcuno che dava loro ragione. Negli ultimi giorni, una di queste principali artefici è stata colpita da una valanga di … shitstorm per il suo comportamento non ‘moralmente ineccepibile’ come continuamente sottolineato. Uso il termine ‘moralmente’ perché pare che la generazione che vive dentro instagram, tiktok e altri luoghi della rete, abbia atteggiamenti ineccepibili sotto ogni punto di vista, e pretenda dai loro riferimenti altrettanta correttezza, salvo poi comportarsi come più conviene al di fuori della rete.

I social ti chiedono tutto, di mostrarti nella tua intimità, di raccontare il tuo credo, di esporti, di ergerti a moralizzatore della società (questo non l’ho ancora capito o forse sì) e, in cambio, se segui tutto bene bene puoi guadagnare, soldi e potere.

Ma se compi un passo falso, il piedistallo su cui ti sei messo viene abbattuto in men che non si dica. È una legge impietosa, che nel mondo della comunicazione è conosciuta, eppure proprio coloro che vivono di comunicazione, ci cascano regolarmente.

Lo sanno bene scrittori, scrittrici, social media manager e influencer, che quando vengono colpiti fanno come Rossella O’Hara, e sperano che il domani porti la shitstorm contro qualcun altro, dimenticandosi di loro, almeno per qualche giorno, perché poi ci sono i contratti adv da onorare.

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Don’t look up

29 Dicembre 2021 by costanza

Ognuno ci vede quello che vuole, o quello di cui ha bisogno. L’importante è che il film appena uscito su Netflix, Don’t look Up, è una grande e divertente metafora della società in cui siamo costretti a vivere.

La mia visione della realtà vede in questo film di Adam McKay, principalmente la manipolazione fatta dai media in particolare dalla pandemia in poi. Tutti vedono un monito alla nostra indifferenza di fronte alla catastrofe prossima ventura se non si ripensano le politiche ambientali.

Fatto sta che Don’t Look Up è un film divertente, coinvolgente e con Meryl Streep, Leonardo Di Caprio, Cate Blanchett e Jennifer Lawrence, senza contare Jonah Hill, che lo rendono sicuramente un film da vedere su Netflix, anche se al cinema sarebbe stato meglio (ma passare 2 e mezza ore con la ffp2 lo avrebbe reso intollerabile.)

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A Natale divento sempre più cattiva

11 Dicembre 2021 by costanza

Inizia quel periodo dell’anno in cui siamo tutti più buoni, guardiamo Polar Express con il suo ‘Believe’ che convince i bambini che basta crederci e le cose accadono, poveri figli!, e la gente si reca in centro a Milano, o dove abita, ad assembrarsi e scambiarsi virus e varianti, per fare gli acquisti che è molto più comodo fare online. Ma vuoi mettere fare 3 ore di fila per acquistare un cappottino da Zara invece di fartelo consegnare a casa?

E io, come tutti gli anni, mi dedico alla scrittura di post pieni di fastidio e intolleranza: ogni anno, infatti, invece di imparare la lezione dagli anni precedenti, come nel giorno della marmotta ci ricasco e mi reco a fare qualche acquisto in quel periodo che va da dopo S. Ambrogio a circa il 20 dicembre.

E immancabilmente torno a casa e mi prudono le mani, perché sento il bisogno impellente di sfogarmi in un post dedicato alle tecniche marketing delle commesse in cui mi imbatto: un anno sono le malcapitate commesse di Sephora che prima di farti il conto cercano di estorcerti qualche euro per qualche causa benefica, e lo fanno ovviamente ad alta voce così che nessuno possa rifiutare due euro di donazione.

Un altro sono i banchetti di raccolta fondi per onlus che vogliono farti compilare moduli bancari in mezzo a una strada nei quali dai ordine perenne di fare bonifici eterni anche in caso di morte improvvisa (forse esagero ma a me è parso così), e poi c’è stato quest’anno, cioè oggi, che mi sono semplicemente recata a comprare uno struccante di una nota e costosissima marca, Dior, e alla mia richiesta precisa dell’olio per struccare gli occhi la commessa malcapitata (malcapitata perché non sapeva che io sono ormai una maestra del rimbalzo delle tecniche marketing) ha sfoderato le tecniche che le sono state insegnate per il mese di dicembre:

  • L’olio struccante? Certo, adesso glielo prendo. Ha bisogno di qualcos’altro?
  • No, grazie, a posto così.
  • Ma aspetti che le mostro i nostri nuovi lucidalabbra. Sono nuovissimi, nuova formula…
  • Sì, grazie, ma ho bisogno solo dell’olio struccante.
  • Ha provato il nuovo cotone fatto apposta per Dior, ideale per struccarsi?
  • No, non voglio il cotone per struccarmi, se compro l’olio struccante è proprio perché così basta sciacquarsi e non ho bisogno di usare nessun tipo di salviettina o simili.
  • Va bene, allora, le faccio il conto: ha già lasciato i suoi dati per la nostra mailing list? Numero di telefono?
  • Non lascio più a nessuno il mio numero di telefono
  • Allora la mail?
  • Certo, la mia mail è mario.rossi@gmail.com, scrivetemi pure lì, risponderò di sicuro.

E per questo Natale è tutto dal fronte ‘tecniche di marketing invasive e inutili!’.

Passo e chiudo.

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Amo le newsletter

7 Dicembre 2021 by costanza

La mia nuova passione per le newsletter credo sia conseguenza diretta del programma detox da social che ho iniziato leggendo il libro di Cal Newport, Minimalismo Digitale.

Inutile dire che è un libro che va letto, soprattutto da chi quando al mattino si collega si sente sempre come un bambino in un negozio di caramelle: non sa dove girarsi e assaggia un po’ di tutto, salvo poi ritrovarsi con nausea e mal di testa per il troppo zucchero ingurgitato.

La prima cosa che ho fatto dopo aver letto le prime pagine di Minimalismo digitale è stato prendere il report settimanale del mio iphone e moltiplicare la media giornaliera delle ore spese sul telefonino per 365. Non ci potevo credere, un mese all’anno perso a scrollare le stories e i post sui tutti i social del ca***, un mese della mia vita dedicato all’influencer che quando si fa le extension lo comunica al mondo come un simbolo di emancipazione, per non parlare di quando si fa i filler!

È stato lì che ho capito che forse stavo esagerando e che la mia vita è molto meglio senza continui input dal mondo parallelo.

E così se digitale deve essere che sia utile, a misura mia, e soprattutto scelto e centellinato per farlo convivere con la mia vita che non può essere dedicata a far guadagnare i social a spese mie.

Ho iniziato a seguire alcune, poche, newsletter nelle quali mi ritrovo per il modo pacato e le info utili per chi scrive di mestiere e crea contenuti per il web. Un po’ come tornare indietro di 20 anni e reimmergersi nei cari vecchi siti web di un tempo, niente narcisismo sfrenato, comunicazione efficace e utile, atmosfera vintage 😊.

E poi il modo di comunicare con le newsletter non è frammentato e alla continua ricerca del like, non è per forza sempre corredato da immagine filtrata per accaparrare l’attenzione, ho finalmente capito che c’è ancora un modo di scrivere diverso, molto più simile a quello che chi ama la scrittura apprezza; molto più simile alla scrittura editoriale, in cui si può articolare il proprio pensiero. Inoltre il pubblico a cui ci si rivolge ha scelto di ricevere la tua newsletter nella propria casella di posta elettronica, e non è stato selezionato dall’algoritmo invadente che su instagram, ad esempio, ti propina account improbabili deducendo il tuo interesse dalla tua navigazione.

Però bisogna saper scegliere, perché le newsletter intese esclusivamente come strumento per vendere, no grazie, mentre quelle in cui il marketing è dosato nel modo giusto con la scrittura e i consigli, allora sono per me la vera scoperta del 2021.

La prima newsletter che ho apprezzato nel mio new deal digitale è quella di Alexandra Franzen, che ne ha una con 13.000 iscritti, e che mi ha intrigata subito dopo averla ascoltata in un podcast raccontare come si è tolta da tutti i social anni fa quando si è resa conto del troppo tempo perso online, e della sensazione di vuoto provata dopo giornate passate a saltellare da un account a un altro; oggi ha una carriera nella scrittura e nel copywriting che non ha bisogno di social.

Una carriera vera. Non da ultimo vive alle Hawaii da qualche anno. leggetela se vi va di riconciliarvi con le nuove generazioni e con il mondo del web.

L’altra newsletter che seguo e che esce ogni 15 giorni (per cui non ti intasa la casella inbox), si chiama Total Annarchy scritta da Ann Hadley e parla di scrittura, marketing e libri sull’argomento. Ogni volta state certi ci sono tips interessanti e utili.

Entrambe hanno anche dei podcast che, dopo la newsletter, sono l’altra bella scoperta di contenuti che apprezzo ultimamente.

Una volta ridimensionati di molto i social fagocitatempo, mi si è spalancato un nuovo mondo e sono certa che se lo farete anche solo per esperimento, si spalancherà anche a voi,

Se volete altre idee per newsletter interessanti da seguire su Brit.co ce ne sono alcune notevoli.

Il web è grande, immenso, perché concentrarsi tutti sui social come pecore in cerca del calore e della certezza del gregge?

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Sentirsi a disagio

26 Novembre 2021 by costanza

Sono entrata al supermercato senza guardare la freccia incollata a terra che indicava che di lì non dovevo entrare, perché quella era la corsia riservata a chi usciva; dopo essermi disinfettata le mani, che pure erano appena state disinfettate nel negozio precedente, mi sono infilata non senza difficoltà i guanti del reparto frutta e verdura, quelli che ti impediscono poi di aprire i sacchetti e poi di solito proseguo senza comprare nulla.

Poi ho vagato tra i cesti per prendere un po’ di insalata e un paio di avocado, quando alle mie spalle sento un responsabile del reparto intento a sistemare la frutta e controllare i trasgressori, sgridare una signora che ha osato toccare un frutto che stava comprando senza avere i guanti.

Il senso di disagio che mi prende quando entro in un negozio da che esistono il covid e le sue imposizioni sociali, aumenta di giorno in giorno. anche perché invece che andare in negozio inquinando il pianeta con la mia auto, potrei acquistare online e farlo inquinare ai furgoni che consegnano i pacchi di amazon.

Il senso di colpa che mi instillano se abbasso la mascherina è pari a quello che provavo all’inizio del lockdown e uscivo di casa senza nemmeno uno straccio di cane da portare a passeggio.

Se poi vengo invitata a casa da chicchessia, devo essere prontissima a rispondere alle domande sul vaccino e a quale dose sono arrivata (ma non erano dati sensibili un tempo?) come una tessera punti per poter poi conquistare qualche libertà, misera, ma ‘Siamo tutti nella stessa barca, signora mia!’.

Ieri sono entrata nell’ascensore di casa e sovrappensiero non ho indossato la mascherina, mentre me ne rendevo conto il mio sguardo si è subito posato sulla telecamera all’ingresso. Il senso di disagio si è acuito e mi è venuto un impulso ad andare a confessarmi, poi mi sono resa conto che siamo nel 2021 e per redimermi basta scrivere un post su instagram in cui riconosco quanto ho sbagliato e tra gli insulti vari poi magari qualcuno mi dà una pacca sulla spalla virtuale.

Però mi sono sentita in colpa ulteriormente perché ho trascurato il mio account instagram da un po’, i followers sono calati e nessuno più guarda il mio account perché non metto almeno cinque stories al giorno, per cui l’agoritmo lo tiene ben nascosto a tutti.

E dunque come faccio? Non mi resta che entrare in una cara vecchia Chiesa, chissà se esistono ancora i confessionali ma senza dover attendere troppo leggo il cartello su cui c’è scritto: ‘Le confessioni sono sospese causa Covid’.

Accendo una candela, sperando che sia solo un brutto sogno.

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Niente mimose, grazie

8 Marzo 2021 by costanza

‘Se esci da una delle rotaie prestabilite, non vieni tollerato.’

Per la Giornata Internazionale della Donna fatevi un regalo di serenità, leggete l’intervista a Susanna Tamaro su Huffington Post.

Ogni volta che la vedo in video o ne leggo qualche riflessione, mi sento come avessi fatto meditazione: mi coglie quel senso di leggerezza e di pace con me stessa che non ho certo provato stamattina alla lettura delle stories su instagram di influencer che pontificano sulla festa della donna. Sui social leggo solo tanta rabbia, rancore, frecciatine e sgomitamenti di tante donne, intellettuali o sedicenti tali.

Pacata come solo lei sa essere, vera e senza timore di dire ciò che pensa davvero, la Tamaro dice: ‘Se esci da una delle rotaie prestabilite, non vieni tollerato’. È la triste realtà, è ciò che accade ogni giorno in ogni ambito della nostra società, ma che nel mondo ‘delle donne’ noto sempre di più anche alimentata dai social e dalla loro architettura.

Intorno a me vedo tante rotaie su cui viaggiano milioni di persone, che non vogliono e non sanno deviare per  paura di non essere accettate. Vedo rabbia, tanta rabbia, vedo sgomitamenti, gruppi e congreghe di donne che si aggregano solo per far scudo contro altre donne. Sempre la solita vecchia storia. Se una donna non fa parte di un gruppo è una stronza, vedi come è stata attaccata Beatrice Venezi per non essersi conformata al pensiero comune.

E allora tutti dietro alle influencer che ti insegnano come pensare, come vivere e anche come definirti. Perché se è vero che oggi siamo liberi di scegliere il genere a cui appartenere, se poi scegli un genere devi conformarti a ciò che si aspettano da quel particolare genere.

Quello che mi dà una vera e propria sensazione di soffocamento è che non sento alcun desiderio di libertà nemmeno a cercarlo con il lanternino, ma tanto desiderio e bisogno di appartenere ed essere accettate da gruppi di donne che ti dicono come pensare e come agire.

Tutto questo a me fa molta tristezza e paura: come facciamo a liberarci dai vincoli imposti a noi donne da millenni, se quando qualcuna esprime un pensiero di dissenso dalla maggioranza viene annichilita a suon di post e stories? È questa la libertà di essere donne oggi?

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La quiete dei social di questi giorni

15 Febbraio 2021 by costanza

influencers in vacanza in incognito

Ho notato in questi giorni che gli account instagram che seguo sono insolitamente vaghi: frasi per san valentino, reel registrati e postati ad hoc durante la giornata… è semplice, sono tutti in vacanza ma non possono farlo sapere, onde evitare ondate di shit storm dai followers costretti nelle loro case senza andare a sciare o chissà dove.

Siamo arrivati al paradosso per cui se fino all’altro anno essere influencers voleva dire mostrarsi in località esotiche tipo Maldive o Dubai per far rodere di invidia i tapini che non se lo potevano permettere, con la scusa del voler condividere, oggi nessuna condivisione, tutti si sono convertiti alla più stretta riservatezza, e le vacanze in montagna o Dubai, che comunque fanno (credetemi, i voli sono pieni e senza troppi controlli) vengono tenuti segreti.

A ben guardare nulla è cambiato: i social e i loro influencers mostrano una realtà che non è, sta a noi smettere di crederci.

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Ma davvero le influencer devono eccitarsi per Bridgerton?

17 Gennaio 2021 by costanza

Come una serie Netflix ci riporta indietro di 30 anni

Nell’ultimo anno ho appreso molti insegnamenti delle influencer sui social: mi hanno insegnato a combattere il patriarcato, che cos’è il body shaming e come esibire con orgoglio il corpo femminile fintamente imperfetto. Ho imparato che dobbiamo essere indipendenti economicamente (prima delle stories su instagram non lo sapevamo?) insomma tanti principi morali alti e antisessisti. Ah, sì, mi hanno anche suggerito di indossare il tacco 12 per l’empowerment femminile… e di comprare tanti ma tanti cosmetici online, prodotti dalle stesse influencer, e che se voglio anche io diventare un’imprenditrice di successo, basta volerlo e magari seguire un corso online di quelli che vendono le suddette influencer su instagram. Studi universitari non pervenuti.

Poi nell’ultimo mese sono tutte entrate in fibrillazione e dimentiche di tutte le battaglie per la parità dei sessi hanno iniziato a dissertare di quanto sia sodo il sedere del Duca di Bridgerton, quanto sia irresistibile etc etc e tutto in un colpo mi sono ritrovata indietro di 30 anni ai tempi in cui editavo i romanzi Harmony.

Ma come? Le nuove generazioni che fanno le imprenditrici, le influencer di oggi sono ferme ai romanzi Harmony e alla favola del principe azzurro? Ok, nel frattempo tutto è evoluto e il Duca di Bridgerton impersona l’inclusività tanto cara in apparenza al popolo del web e di conseguenza alle influencer nostrane, ma qualcosa proprio non mi torna. Non mi capacito di come di fronte a una telenovela, perché di questo si tratta, c’è quella che decanta i costumi, quell’altra ultraquarantenne che si eccita a vedere il protagonista seminudo… ma siamo davvero messe così male?

Nel 2021 sui social, tra una lotta per avere più voce nella politica e una denuncia di come il corpo femminile sia ancora considerato dalla società, si discute di quanto sia bono l’attore di una serie che sembra uscita dalla penna di Liala? E il corpo di Regé-Jean Page non merita rispetto?

Ho messo a confronto la locandina della serie Netflix e una copertina di un romanzo Harmony History di molti anni fa. Trovate le differenze:

sempre la solita storia, sempre la ragazza prescelta perché più bella delle altre, sempre lui a offrire a lei una vita migliore, che da sola evidentemente non avrebbe potuto ottenere e. soprattutto, che vita senza l’innamoramento continuo? È questo, giustamente, il punto di arrivo di decenni di lotta per cambiare anche l’immaginario delle nostre figlie.

E allora ditelo che è tutta una recita, che vi basta un principe azzurro qualsiasi per farvi sognare di essere anche voi le ‘prescelte’.

Speriamo nelle prossime generazioni, che vi devo dire? E intanto mi gusto Pretend it’s a City, che ad ascoltare donne intelligenti e interessanti non si sbaglia mai.

Netflix, a cercare bene, offre molto di più del sedere del Duca di Bridgerton!

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