
Sono rientrata alla routine di settembre. Molto diversa dal solito, ma l’importante è che le scuole, in qualche modo, siano riaperte. Qui in Svizzera già dal primo settembre, con le mascherine anche da seduti al banco (senza rotelle) ma per il resto tutto meno punitivo che a Milano, ad esempio, dove i giustizieri antiCovid li incontri ovunque. Ti sgridano o guardano torvo se non hai la mascherina perfettamente indossata anche nel corridoio, mentre apri la porta di casa. Salvo essere appena tornati dalla Liguria o Sardegna dove era ammesso ogni tipo di ritrovo e assembramento.
Di giustizieri del web poi non ne parliamo, non ce la faccio più di spegnere la radio e la tv per non sentirmi bombardare da raccomandazioni e poi ribeccarmene il doppio se decido di guardare le stories di qualche influencer su instagram. Non li vedete anche voi? Make up artist ed estetiste che mi fanno il predicozzo su quanto sia importante indossare la mascherina (ma va? avevo giusto bisogno di sentirmelo ricordare tra un olio struccante e un illuminante). Creative che mi spiegano il perché JK Rowling sia inaccettabile nella sua transfobia, perché nel suo ultimo romanzo l’assassino è un uomo che si traveste da donna. La creativa di cui parlo ovviamente non ha letto il romanzo (perché deve ancora uscire) ma si è fidata di chi ha vomitato addosso alla Rowling il suo disprezzo via twitter con tanto di hashtag #RIPJKRowling. E ne ha decretato ufficialmente la sua scomparsa dai propri scaffali, sperando di fare proseliti con l’aria sommessa di chi cerca di lisciare un certo tipo di target, perchè quando si tratta di instagram sempre di marketing parliamo.
Io invece spero ardentemente che questo polverone si dissolva nel giro di poche ore, come ormai succede a quasi tutte le sommosse virtuali da hashtag che si esauriscono così, e che magari questa polemica odiosa faccia pubblicità a una delle mie scrittrici preferite, che non può essere cancellata da dei venditori di prodotti online che ignorano l’importanza non solo letteraria, ma della sua fondazione Lumos e di quanto fa per le donne e i bambini in difficoltà.
E’ questo ormai il web, me ne devo fare una ragione, anche se è difficile accettarlo. Da terra di libertà di pensiero a luogo di censura bacchettona, non solo da parte di Zuckerberg e amici, ma soprattutto dai burattini che in effetti se non si fanno portavoce di questa nuova morale, rischiano di non portare a casa i pochi spiccioli che i social concedono loro.