Per rientrare in Italia mi bastano venti minuti di strada, ma comunque da 3 mesi non li posso percorrere. Mi immagino lo stato d’animo di chi deve prendere un aereo e non sa come e quando riuscirà a prenderlo.
E comunque non poter varcare quel confine pesa, non solo a me, lo so bene, ma almeno adesso quando il 3 giugno potrò tornare potrò anche valicare i confini regionali. Che emozione!
Quanti di voi non hanno mai nemmeno pensato di appartenere a uno stato federale, in cui le regioni contano quanto degli stati, con tanto di confini e di governatori ribelli? Per modo di dire.
E comunque vedere la situazione da qui ha il suo perché, vedere scannarsi sui social i conterranei per ogni cosa, compresa Silvia Romano, senza rendersi conto di essere solo dei pupazzetti nelle mani di Casalino e Conte è triste, molto triste.
E vedere come qui in Svizzera il rispetto del cittadino e di ciò che pensa abbia ancora un senso, fa riflettere, molto.
Ascoltare Conte che predica, Locatelli, Brusaferro, Burioni (!), che pontificano ogni giorno e ci trattano come degli scolaretti, ma di una scuola di suore però, da mettere in castigo con le orecchie d’asino (cosa sono se non una punizione da asilo mariuccia le gogne pubbliche dei disubbidienti sui Navigli o di chi sfida l’autorità costituita per andare sulla spiaggia?).
Ciò che fa più specie è la stampa, come si è comportata, come non ha fatto inchieste, a parte Report e pochi altri, prontamente ignorati o semplicemente bollati come fake news.
Certo che questa pandemia ci ha cambiato, a me per esempio ha cambiato totalmente il modo in cui vedo l’Italia, un paese in cui il popolo non conta un cazzo, viene zittito e rinchiuso in casa senza troppe spiegazioni, e accusato di essere la causa dei contagi.
Il 3 giugno torno, per amici, parenti e cultura, quello che farò subito sarà andare in libreria a comprare libri che ho letto su kindle durante la quarantena e che voglio avere cartacei, e poi in farmacia, perché qui in Svizzera la farmacia ha una forma mentale che mal si concilia con noi italiani, che può essere riassunta così: noi italiani in farmacia siamo anarchici, qui in Svizzera tutto passa dal medico e dell’assicurazione che di conseguenza vuole sapere tutto di ciò che acquisti, anche il callifugo, va be’ esagero, ma non troppo.
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