
Abbiamo più possibilità di scoprire argomenti nuovi, idee nuove, aprendo la Treccani del 1962 che cercando su Google.
Non vi sentite onorati di essere parte di un circolo esclusivissimo quale quello di instagram, facebook , twitter o google? Non sapete che il vostro account social non è altro che la versione digitale della tessera di appartenenza al Rotary club, al Club di Superpippo o al Circolo della pesca, a seconda del mondo che ti rispecchia di più?
Questa è la riflessione più lampante che mi è venuta in mente dopo aver visto The Social Dilemma su Netflix. E che accostamento! Le due parole nella stessa frase fanno riflettere molto, dal momento che Netflix è il campione di raccolta dati e persuasione attraverso gli algoritmi che ci profilano. Ma passiamo oltre questo piccolissimo conflitto di interessi.
Dicevo del club esclusivo a cui appartenete, anzi apparteniamo. Perché da che sono stati inventati i social, da che Google ha iniziato a darci risultati diversi alle nostre ricerche in base alla nostra cronologia di navigazione e collocazione geografica, il mondo virtuale frequentato da noi è diverso da quello frequentato dal nostro compagno di banco, vicino di casa o parente che vive in un’altra città.
E quindi mi appaiono molto più chiare le telefonate che spesso faccio con la mia amica:
‘Ma come? Non hai letto sui social? E’ dappertutto la notizia del virus creato in laboratorio!’
‘No, guarda, io ho letto esattamente il contrario, ovunque dicono che non è altro che una fake news.’
E fin qui ci arrivo, i dati che regaliamo quotidianamente (sì, anche e nonostante il Gdpr, che non fa altro che disturbarci con quelle finestre odiose che puntualmente chiudiamo per spalancare le porte ai cookies col nostro consenso) non fanno altro che creare l’ambiente più adatto a noi, ai nostri gusti, alla frequentazione di persone che la pensano come noi, per poi relegarci in questo bel recinto che è il nostro ambiente. Di lì ci vengono proposti contenuti, prodotti, idee politiche etc. etc. tagliati e confezionati su misura per noi.
Ma oltre a questo, che è già abbastanza inquietante, ci viene tolta la possibilità di scoprire ALTRO.
La parola serendipity nell’ambiente virtuale così come lo hanno fatto diventare google, facebook e instagram, non esiste più.
Ho più possibilità di scoprire argomenti nuovi, idee nuove, aprendo la Treccani del 1962 nella libreria dei miei, dove almeno la mia attenzione non viene intercettata e dirottata a leggere quello che non sto cercando. Riflettete e osservate cosa succede quando siete immersi nel vostro mondo.
E fin qui il ragionamento più ovvio che faccio dopo aver visto The Social Dilemma, interessante e sicuramente istruttivo. Da guardare con i nostri figli, senza alcuna speranza di distorglierli dal loro mondo, che non è il nostro, ma sperando di seminare un briciolo di critica verso il web così come è diventato.
L’altro ragionamento lo faccio, polemicamente come sempre quando parlo di influencer, mettendomi dall’altra parte, cioè da chi mi propina contenuti su instagram o twitter creandosi lui l’ambiente adatto a se stesso.
Cerco di spiegarmi: quando Burioni banna tutti quelli che su twitter osano polemizzare con vaccini e virus, non fa altro che crearsi un ambiente a lui favorevole, amorevole, osannante che porterà la sua psiche a crogiolarsi di quanto consenso stia conquistando di giorno in giorno. Certo, se chiudi la bocca a chiunque dice un’idea diversa dalla tua, la logica conseguenza è questa. Ma poi quando ti ritrovi dal vivo a parlare degli stessi argomenti, non stupirti se arrivano frotte di no vax o semplici persone che la pensano diversamente da te e ti impediscono di parlare. Succede, quando non dai la possibilità di esprimersi a chi la pensa diversamente da te.
O se ad esempio una influencer qualsiasi, che vende corsi e corsetti per avere successo, che solitamente prima insulta e poi banna chiunque su instagram non le dica quanto sia figa, è altrettanto ovvio che nel giro di poco farà una bella scrematura dei followers, quelli che la seguono la osanneranno sempre di più, il suo ego diventerà ancora più ipertrofico e si convincerà ogni giorno di più della propria grandiosità. Senza il minimo dubbio, poiché il consenso artificiale che si viene così a creare porta danni irreparabili alla psiche degli ‘influencers’.
Ogni influencer degno di questo nome si crea quindi un cerchio chiuso, all’interno del quale se la dice e se la canta e chi non la dice come lui viene semplicemente reso muto, silenziato, bannato.
Tutto questo solo per dire che il walled garden, o filter bubble che dir si voglia, in cui ci rinchiude il web (parlare solo di social ormai è superfluo) non solo è dannoso per chi pensa di trovare informazioni e si ritrova invece burattino che acquista e consuma notizie e informazioni, ma anche per chi si illude dall’alto del numero dei propri followers, di poter parlare e influenzare il popolo: se banni, banni, banni alla fine quando esci nel mondo reale e ritrovi qualcuno che ti sfancula, non rimanerci troppo male.
E’ l’illusione dei social, che colpisce tutti indistintamente, sia noi utenti sia voi influencers! Noi ci illudiamo di avere accesso a informazioni libere, voi vi illudete di avere la folla adorante ai vostri piedi.