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Quando si devono usare le virgolette in un testo?

16 Luglio 2021 by costanza

Dopo ormai quasi due anni in cui la parola lockdown è diventata nostro pane quotidiano, finalmente qualcuno utilizza l’equivalente italiano e forse più consono clausura, però mettendolo fra virgolette, non sia mai che suoni troppo strano per i lettori italiani costretti a usare solo ed esclusivamente vocaboli inglesi nella lingua di tutti i giorni, quando l’italiano ha una caterva di sinonimi a portata di mano e di tastiera.

da ‘il Corriere della Sera’ del 16 luglio 2021

Filed Under: copywriting

Dis-influencer

17 Aprile 2021 by costanza

Le ragazze di oggi sono ricche, anzi ricchissime. Sono infatti i target di moltissimi brand veicolati da influencer potenti da milioni di followers, dalla Ferragni a Clio Makeup e chissà quante altre che non conosco.

Faccio un esempio: drunk elephant è un marchio di prodotti di bellezza di quelli perfetti, hanno il nome, il logo, la storia di rispetto della natura e della pelle, etc etc. E sono sbarcati su Sephora, quindi promossi nelle ultime settimane dai vari influencer per far sì che le followers li acquistino prima possibile. Tutto come da programma.

Io sono un target perfetto, anche se stagionata, e infatti vado subito a curiosare perché amo quel genere di prodotto. Vado su Sephora.it e cerco le due o tre creme che vorrei acquistare: primo prodotto per contorno occhi 62,00 euro, secondo prodotto, day serum 76,00 euro e via di questo passo. Non sto criticando il brand, sia chiaro, il discorso lo potrei fare anche per i prodotti ottimi della Estetista Cinica o di Clio Make Up, che costano anche meno (e che uso, non sto sputtanando, quindi, tranquille).

Noi stagionate tutte le mattine allo specchio

Mi chiedo solo dove il pubblico delle ragazze trovi i mezzi per acquistarli. Bombardate come sono dai profili che seguono, quanti prodotti vogliono acquistare in un mese? E quanti ne acquistano? Sono in grado di resistere alla tentazione di fare clic con addebito su carta di credito? Sono credo studentesse o forse neo assunte, con gli stipendi che tutti noi sappiamo: stage con rimborsi spese, primo impiego, partita iva. Come possono permettersi di acquistare non solo questo ma tutti i millemila prodotti di cui ogni giorno sono bersagli colpiti con la mira precisissima dei social?

Capisco il meccanismo, capisco il business, capisco tutto, ciò che mi sfugge davvero è il potere d’acquisto del target in questione. Se ci sono i genitori paganti dietro, ugualmente mi stupisco perché suppongo che le spese di una famiglia che mantiene i figli non si possano concentrare su prodotti di bellezza e simili. Ci sono anche il vitto e alloggio, come si suol dire.

Dunque mi piacerebbe davvero capire l’arcano. E mentre sto scrivendo mi è caduto l’occhio su instagram ed essendo io target preferito di tutti i vari guru del web, sono tentata di acquistare il corso che cambierà totalmente la mia vita, per soli 49,00 euro… mi fermo, faccio un respiro profondo e decido che no, non l’acquisto, la mia vita mi va bene così e non la cambierò, per oggi.

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Niente mimose, grazie

8 Marzo 2021 by costanza

‘Se esci da una delle rotaie prestabilite, non vieni tollerato.’

Per la Giornata Internazionale della Donna fatevi un regalo di serenità, leggete l’intervista a Susanna Tamaro su Huffington Post.

Ogni volta che la vedo in video o ne leggo qualche riflessione, mi sento come avessi fatto meditazione: mi coglie quel senso di leggerezza e di pace con me stessa che non ho certo provato stamattina alla lettura delle stories su instagram di influencer che pontificano sulla festa della donna. Sui social leggo solo tanta rabbia, rancore, frecciatine e sgomitamenti di tante donne, intellettuali o sedicenti tali.

Pacata come solo lei sa essere, vera e senza timore di dire ciò che pensa davvero, la Tamaro dice: ‘Se esci da una delle rotaie prestabilite, non vieni tollerato’. È la triste realtà, è ciò che accade ogni giorno in ogni ambito della nostra società, ma che nel mondo ‘delle donne’ noto sempre di più anche alimentata dai social e dalla loro architettura.

Intorno a me vedo tante rotaie su cui viaggiano milioni di persone, che non vogliono e non sanno deviare per  paura di non essere accettate. Vedo rabbia, tanta rabbia, vedo sgomitamenti, gruppi e congreghe di donne che si aggregano solo per far scudo contro altre donne. Sempre la solita vecchia storia. Se una donna non fa parte di un gruppo è una stronza, vedi come è stata attaccata Beatrice Venezi per non essersi conformata al pensiero comune.

E allora tutti dietro alle influencer che ti insegnano come pensare, come vivere e anche come definirti. Perché se è vero che oggi siamo liberi di scegliere il genere a cui appartenere, se poi scegli un genere devi conformarti a ciò che si aspettano da quel particolare genere.

Quello che mi dà una vera e propria sensazione di soffocamento è che non sento alcun desiderio di libertà nemmeno a cercarlo con il lanternino, ma tanto desiderio e bisogno di appartenere ed essere accettate da gruppi di donne che ti dicono come pensare e come agire.

Tutto questo a me fa molta tristezza e paura: come facciamo a liberarci dai vincoli imposti a noi donne da millenni, se quando qualcuna esprime un pensiero di dissenso dalla maggioranza viene annichilita a suon di post e stories? È questa la libertà di essere donne oggi?

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Ma quanto vale un articolo sul web?

15 Febbraio 2021 by costanza

Qualche tempo fa avevamo scoperto che i collaboratori esterni del Corriere della Sera venivano pagati 15 euro lordi ad articolo lo aveva rivelato Barbara D’Amico licenziandosi da collaboratrice (licenziarsi è una parola grossa, aveva smesso di collaborare).

Oggi vi posso garantire che se da un lato i quotidiani storici come il Corriere sono scesi molto verso il basso, e non solo per i compensi, ma soprattutto per la qualità dei contenuti, parallelamente sono sorti molti cosiddetti ‘quotidiani online‘ che pagano i loro collaboratori… tenetevi forte: 3 euro lordi a post.

E vi dico subito che non si chiamano articoli, ma anche se sono ‘solo’ post da 500 parole, vi garantisco che bisogna impaginarli e scriverli in chiave SEO oltre che compilare i campi seo (meta description, headers, link interni…). Diciamo che per ‘guadagnare’ 3 euro lordi se sei un content creator serio ci impieghi 2 ore.

3 euro lordi sono una non conoscenza né del mondo del web, né del mondo dell’editoria... credetemi.

Eppure conosco una Start up a Milano, che accalappia collaboratori (content creators) sui siti di ricerca di lavoro, attirandoli con promesse di lavoro continuo e abbondante e… LAUTI guadagni (3 euro lordi a pezzo) che poi comunque non vengono nemmeno pagati.

Il geniale inventore di questa piattaforma non ha idea di cosa significhi scrivere, creare contenuti, e SEO. Non sto parlando di articoli per link building, questi sono veri e propri articoli firmati (così se scrivi cazzate ne sei responsabile, senza essere né giornalista né tantomeno un professionista), per i quali devi documentarti e tu sì devi sapere del web, di scrittura, di search engine optimization.

La società ha cambiato già 2 volte ragione sociale e dialoga con i suoi collaboratori esterni solo tramite una piattaforma basata sull’intelligenza artificiale.… balle!, La piattaforma viene caricata di titoli studiati in base alle keywords in voga su google e i collaboratori a mo’ di criceti la mattina si svegliano, scelgono un po’ di post da sfornare in giornata a più non posso per guadagnare forse 90 euro lordi al mese. Che puntualmente non vengono loro pagati.

Altro giro, altro collaboratore: il collaboratore si incazza, non fa azioni legali per cifre così modeste misere e loro hanno la fila di aspiranti SEO copywriter criceti che sfornano post per mandare avanti le loro testate di notizie fresche tutti i giorni.

il mestiere di SEO copywriter in Italia

Non ci credete? Sfogliate le ricerche di SEO copywriter e content creators in giro per il web e troverete tutti i mesi la famigerata ricerca di collaboratori di cui sto parlando. Vi sembrerà allettante, farete conti tipo: se scrivo 50 post al giorno…. ecco, scappate a gambe levate prima di fare qualsiasi calcolo del genere.

Non riuscirete nemmeno a pagare la connessione a internet.

Ecco un paio di piattaforme per scrivere online che vanno per la maggiore in questo periodo:

melascrivi: piattaforma per professionisti della scrittura online, a detta di tutti molto seri e soprattutto utilizzati da editori e magazine per avere contenuti a basso costo.
Ti iscrivi, scegli le categorie per cui vuoi scrivere (8 al massimo) e poi aspetti. Ti arrivano le notifiche via mail con la richiesta di scrivere un post, ti fiondi a prenderlo e scopri che è già stato preso da qualcun altro. Allora decidi di stare con lo sguardo fisso a fare refresh della pagina, dopo ore arriva un articoli, clicchi e scopri che è già stato preso. La concorrenza è altissima e appena vengono pubblicati i titoli degli articoli nelle varie categorie, qualcun altro se lo è già accaparrato. E se anche riuscissi a ottenerne uno, a 3 euro a post, ne hai da sgomitare per sperare di portare a casa (accreditato su paypal al raggiungimento di 25 euro) una cifra che abbia un senso.

contents: anche questo con accredito su paypal, ma al raggiungimento di 50 euro e dopo un mese e mezzo, scrivi articoli da 3 euro lordi e anche da 1,80. Qui è più facile ottenerne, ma bisogna sapere che il tempo dedicato a scriverne uno è elevato: sono articoli specifici, da 300 parole, per i quali devi fare ricerca, impaginare in chiave seo (H2 e H3, e meta tags…) e trovare foto free da inserire. Tutto molto fattibile per un seo copywriter, certo, ma fatti due conti, per arrivare alla soglia dei 50 euro lordi che ti verranno accreditati dopo 45 giorni e vari solleciti, ne vale la pena, quante ore al giorno devi dedicare per scrivere 3 o 4 post? Ciò che fa specie di questo portale è che stanno invadendo il web di testate giornalistiche scritte da seo copywriter e non da giornalisti. Ma i lettori di questo se ne accorgono?

Filed Under: copywriting, scrittura, web

La quiete dei social di questi giorni

15 Febbraio 2021 by costanza

influencers in vacanza in incognito

Ho notato in questi giorni che gli account instagram che seguo sono insolitamente vaghi: frasi per san valentino, reel registrati e postati ad hoc durante la giornata… è semplice, sono tutti in vacanza ma non possono farlo sapere, onde evitare ondate di shit storm dai followers costretti nelle loro case senza andare a sciare o chissà dove.

Siamo arrivati al paradosso per cui se fino all’altro anno essere influencers voleva dire mostrarsi in località esotiche tipo Maldive o Dubai per far rodere di invidia i tapini che non se lo potevano permettere, con la scusa del voler condividere, oggi nessuna condivisione, tutti si sono convertiti alla più stretta riservatezza, e le vacanze in montagna o Dubai, che comunque fanno (credetemi, i voli sono pieni e senza troppi controlli) vengono tenuti segreti.

A ben guardare nulla è cambiato: i social e i loro influencers mostrano una realtà che non è, sta a noi smettere di crederci.

Filed Under: content is queen

I furbetti del web

2 Febbraio 2021 by costanza

Mi sono iscritta a tutte le piattaforme di annunci di lavoro: ogni giorno ricevo offerte per seo copywriter che spesso sono imbrogli. Come evitare i raggiri

Da settembre a oggi ho navigato in lungo e in largo nelle piattaforme di offerte lavoro, sono efficienti, perché basta inserire il settore di competenza e ricevi regolarmente quello che le aziende offrono.

Non sono iscritta a linkedin per una mia idiosincrasia personale nei suoi confronti, e quindi quando cerco collaborazioni Indeed è molto efficiente dal mio punto di vista.

Il problema non sono certo né Indeed né Monster, che fanno il loro lavoro molto bene, ma le ‘aziende’ che offrono lavoro a freelance del web (SEO copywriter nel mio caso).

Mi sono imbattuta in alcune sorprese poco piacevoli di cui vorrei parlare per mettere in guardia i giovani che si illudono di venire pagati per il lavoro che svolgono.

Una prima offerta che ho letto con interesse e al cui annuncio ho risposto è stata la Redazione di un magazine economico/giuridico che chiedeva collaborazione per redazione di articoli in ambito economico e giuridico, 1500 parole 10 euro.

10 euro per scrivere un articolo (o post chiamatelo come volete) per il quale bisogna documentarsi e quindi richiede almeno 3 ore di lavoro: 10 euro!

Non ho risposto, ovviamente.

Dopo alcuni mesi l’azienda in questione ha ripostato un annuncio in cui (evidentemente non aveva trovato chi ha abboccato) e stavolta chiede di:

selezionando la casella dichiaro:

Inviare uno o più articoli di prova unitamente alla descrizione relativa alle keyword

di autorizzare la pubblicazione (gratuita) eventuale dei suddetti articoli.

Avete capito? L’azienda del web chiede all’aspirante collaboratore, giornalista o editor con esperienza, di allegare alcuni articoli di prova per dimostrare la competenza e chiede allo stesso tempo di rinunciare ai diritti sugli articoli. Avete capito bene, articoli gratis a ogni invio di curriculum, moltiplicateli per tutti gli aspiranti collaboratori e si sono fatti un bel bottino di articoli gratis da pubblicare sul loro magazine.

Capite come funziona il web oggi? Google incoraggia la pubblicazione di contenuti originali, e chi meglio di una schiera di seo copywriter, formati e abituati a scrivere per compiacere Google, può farli? Gratis però è meglio.

Prossimamente vi racconto di un’altra disavventura, nella quale sono cascata, di una Start Up che tutti stanno esaltando nelle riviste di settore, per la creazione di contenuti e che aspetto al varco. Perché so per certo che verrà fuori molto presto l’imbroglio che c’è dietro e la realtà italica delle start up forse verrà presa per quello che è, un modo per alcuni furbi di guadagnare alle spalle di aspiranti freelance…

Prossimamente su questi schermi (sto raccogliendo informazioni).

Filed Under: web

Quanti punti hai?

23 Gennaio 2021 by costanza

Il lavoro, quando c’è, è appeso a un filo, che si spezza anche solo per una recensione negativa

i futuri corrieri amazon

Come si cambia: da odiare il ‘metodo a punti’ a esserne parte integrante.

Stamattina è suonato il campanello, era un corriere amazon, giovanissimo, dell’età di mio figlio, la faccia dell’entusiasmo del suo primo impiego. 

Mi consegna un pacchetto, gentilmente mi saluta, lo ringrazio, esce dal portone e sale sul suo furgone, per consegnare altri pacchi di amazon.

Entro in casa e arriva puntuale la mail: ‘Il pacco è stato consegnato, com’è andata la consegna?

bene, e il pacco consegnato con cura!

solo qualche anno fa questo metodo a punti lo avevo criticato pesantemente, avevo poi visto un episodio di Black Mirror in cui chi aveva pochi punti era relegato ai margini della società e chi ne aveva tanti aveva le porte aperte sia al lavoro, che nella vita di tutti i giorni.

Una società per me inaccettabile, che però adesso è qui, complice il lockdown, ci siamo entrati a pié pari. E i punti verranno dati e tolti anche se si sarà vaccinati oppure no, ma questa è un’altra triste storia.

Le nuove generazioni sono cresciute a quanti followers e like riescono a guadagnare sui social, e non trovano nulla di strano che il loro lavoro debba essere guadagnato di giorno in giorno, essendo gentili solo perché altrimenti ti possono mettere una recensione negativa e il tuo datore di lavoro trae le debite conclusioni, così quando dovrà rinnovare un contratto guarderà quanti punti hai guadagnato.

Ho visto negli occhi di quel ventenne l’entusiasmo, la voglia di guadagnarsi la vita e vi giuro che non metterò mai e poi mai una recensione negativa, elargirò elogi e ringraziamenti affinché il suo score aumenti e possa avere solo avanzamenti di carriera. 

Se questo è l’ambiente che abbiamo preparato ai nostri figli, il minimo che possa fare per farmi perdonare è aiutarli ad assecondare questo sistema. In attesa che dei droni rimpiazzino questi ragazzi e l’entusiasmo vada a farsi benedire, ma sappiate che anche dei droni che li sostituiranno ne parlerò bene, nelle recensioni che mi verranno chieste, per non fare torto a nessuno.

Filed Under: web

Le care vecchie mail: meglio dei social?

18 Gennaio 2021 by costanza

Tutti ‘imprenditori’ sui social, ma se ti chiudono l’account, rimani con un pugno di mosche in mano. Come difenderti?

Odio avere ragione, anzi no, che dico? Amo profondamente avere ragione quando dopo anni ciò che avevo previsto all’improvviso diventa realtà. Per il popolo del web, intendo, perché di altro non so fare previsioni.

Dicevo che assisto a come oggi il mondo di instagram sta scoprendo a proprie spese ciò che avevo pontificato anni fa nei miei post, senza che nessuno li leggesse ovviamente. Una Cassandra incompresa. E mi spiace molto che nessuno mi abbia mai ascoltata.

Il concetto profondo che ho cercato di spiegare quando sono esplosi i social è stato: ‘Perché investi tempo e danaro su un social di cui non hai il controllo?‘. (concetto espresso molto ma molto più chiaramente in The Social Dilemma).

Le risposte nel tempo sono state le più svariate:

‘Facebook (o Instagram o youtube…) è il futuro, altro che siti e blog e vecchiume del genere!’

‘Ma sei complottista?’

‘Ma perché mai Zuckerberg dovrebbe danneggiare il tuo business, sarebbe anche contro i suoi interessi!’

e via discorrendo.

Nell’ultimo mese ho assistito alla sospensione di 3 account instagram che seguivo, con conseguente panico dei titolari, appelli su account degli amici per non perdere i followers etc etc. E giuro che non ho gioito affatto per questo, quanto piuttosto mi ha fatto molta rabbia. La sospensione account instagram non aveva infatti alcun motivo in particolare, o forse sì, ma Instagram non dà molte spiegazioni, se non ‘per movimenti sospetti sull’account’, ‘tentativi di accesso da parte di non meglio precisati hacker’.

detto da chi lo sa dire meglio (Chase Dimond – email marketing nerd)

Questi influencer si sono ritrovati all’improvviso con un pugno di mosche in mano, il poco che avevano iniziato a costruire all’improvviso sfumato, hanno dapprima imprecato, poi atteso con pazienza che il magnanimo social ripristinasse il loro account. E poi se ne sono stati zitti perché se lo insultano il social li banna definitivamente.

account instagram che invitano a iscriversi alla newsletter: l’hanno capito finalmente!
Mi sono spiegata? Investite tanto tempo per costruire un nutrito gruppo di follower a cui parlate quotidianamente e lavorate come criceti, per poi svegliarvi un giorno e qualcuno ha spento l’interruttore. Un po’ rischioso, non vi pare?

E quando poi hanno finalmente rimesso online i vari account di cui sopra, dopo settimane, ho iniziato a sentire parlare di mailing list e dell’importanza delle newsletter! Le care vecchie newsletter? Sì proprio quelle che noi antiquati internauti dicevamo fossero la base per avere il controllo del proprio pubblico.

E così anche l’influencer che vende corsetti per fare business su instagram, quella che io seguo per puro masochismo, oggi passa il suo tempo a raggranellare indirizzi mail, senza farsi notare troppo, come fossero figurine panini dal valore inestimabile! Mi ricordo ancora quando un anno fa ho osato scriverle un commento del tipo: ‘Ma non è rischioso investire tutto su instagram? E se un giorno ti chiudono l’account?‘ Non vi dico la risposta che mi ha gentilmente inviato, chi ha avuto a che farci sa che se la contraddici come minimo ti becchi un vaffa, che io puntualmente ho archiviato e riguardo quando mi voglio divertire, perché la influencer ha pensato bene di farmelo via video!!! Alla faccia della professionista del web!

E non mi metto nemmeno a commentare twitter, perché non mi arrischio a parlare di censure etc etc.

Il popolo del web non è ancora pronto.

Ha bisogno di tempo per capire che la censura quando colpisce, colpisce tutti, non solo Trump.

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